Rieccoci! Maggio è un bellissimo momento per tornare “Dentro gli androni”.
Spero mi perdonerete se, e solo per questa volta, ho scelto di raccontare non una storia ambientata in un androne, ma la mia storia.
Quando, mesi fa, sono rimasta incinta, ho pensato - tra i molti pensieri di quei giorni, non certo il primo - che mi sarebbe piaciuto moltissimo avere una foto che mi ritraesse in un androne bellissimo. Non per forza il mio preferito: anche solo in un ingresso che mi piaceva e avrei avuto la fortuna di trovare aperto. A scattarla, immaginavo nella mia fantasia, sarebbe stato il mio compagno, Fabrizio. Per poterla fare avrei dovuto aspettare qualche mese, il tempo giusto affinché la gravidanza cambiasse il mio corpo e rendesse l’immagine di me diversa da quella che era stata prima o che sarebbe diventata poi. Per cui ho atteso, perché aumentavo poco di peso e la mia pancia non era così evidente, tanto che in molti nemmeno la notavano (che non la ignorassero deliberatamente è un’altra ipotesi, ma a me è sembrato che fosse proprio poco visibile). Sono trascorsi sei mesi, in cui sono andata a lavorare nel centro di Milano sei giorni della settimana su sette, come ho fatto negli ultimi cinque anni. Ma restavo ancora senza quella foto.
Da lì le cose sono cambiate: ho iniziato a sentirmi affaticata, sono emerse alcune complicazioni e ho fondamentalmente smesso di camminare per Milano. Fino a un primo ricovero in ospedale. Poi in un giorno in cui, per questioni burocratiche, sono stata “costretta” a una breve passeggiata nelle vie dietro Piazza della Scala, ho trovato quello che mi sembrava l’androne perfetto e ho detto a Fab: “Ho il telefono scarico, puoi fotografarlo? Poi sulla via del ritorno penseremo a”.
Ecco, non ci ho più pensato. Il resto dei giorni è stato un enorme prurito, un secondo ricovero, una corsa notturna in ambulanza fino all’ospedale più vicino dotato di terapia intensiva neonatale e il mio trentottesimo compleanno, che è stato il più strano della mia vita, con la nascita di Pietro.
Cosa sto leggendo: “Dove sei, mondo bello” di Sally Rooney (è rimasto un po’ in stand by per le mie vicende personali, ma mi stava appassionando)
Cosa sto guardando: piano piano sto recuperando tutti i film di Miyazaki (che sta rieducando il mio immaginario)
Cosa mi sta ossessionando: le foto di case in stile scandinavo, con questo bianco che abbaglia e le piante messe ovunque.
E tu come stai? Se ti va, rispondimi e raccontami quello che fai, che cosa leggi e che cosa ti sta ossessiona.
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A presto, sempre dentro un androne bellissimo.
ale
Ti mando un androne di baci
Che bello leggerti, cara Ale. Mi spiace leggere degli spaventi che avete avuto, della fatica che hai fatto... E quindi è ancora più bello questo ritorno alle cose belle di prima, mentre ora è tutto di più, più intenso, più amore, più fatica, ma più bellezza. E per noi di nuovo i tuoi androni, di nuovo tu <3