Rieccoci ancora una volta qui,
⁃ Ciao. Credevo fossi partita.
⁃ E invece.
- Già, e invece. Hai citofonato? Aspetti qualcuno?
- No, nessuno.
- E cosa fai allora qui dentro?
- Sto ferma e prendo il fresco. Quando ero piccola, ad agosto, restavamo a Milano e mia madre portava sempre me e mio fratello in chiesa. Stavamo seduti, in silenzio, le facce sudate rivolte all’altare. A prendere il fresco. Qui mi sento molto più a mio agio. Qualche volta mi porto anche una borsa che sembra pesante, così faccio finta di riposarmi dalla stanchezza, ma in realtà sto solo prendendo il fresco.
E ci siamo anche noi, che scriviamo le lettere (e speriamo giungano a destinazione).
Lettera a R.
Questa volta, Erre, sarà la prima in cui mi leggerai senza trovare il disegno della busta con il numerino uno e la prima in cui ti scriverò chiamandoti Erre, quello che per te è il tuo nome (come il mio per me è ale, con la minuscola). Spero mi perdonerai questa libertà. Salvarsi è una ricetta così poco estiva e abbiamo continuato a parlarne sempre, nonostante il passare delle stagioni e senza che nessuna di noi due sentisse mai il bisogno di apparire, l’una agli occhi dell’altra, meno grave. Così come del rimettere insieme i pezzi, del riassemblare, del riunificare. Ché poi la somma alla fine non dà mai uno (e io non voglio più essere io!). A febbraio ti ho raccontato di quando ho camminato per Milano e i suoi androni bellissimi con il cuore finalmente leggero. Ti ho ascoltata, in vivavoce, mentre percorrevo un viale alberato, con i piedi doloranti per i chilometri e con la mascherina che mi tappava - per fortuna - la bocca. È bastata la voce, in quell’occasione, a pacificarmi. Ora partirai, mentre io starò qui per qualche giorno. Sono sicura, ci sarà tempo per dirsi ancora che stare nel mondo con fiducia resta l’unico modo per vivere.
Cosa sto leggendo: ogni giorno i tweet di Andrea Riscassi, che ricorda Francesca e dice tantissimo su cosa sia l’amore
Cosa sto guardando: per la seconda volta “Call me by your name” (mi è venuta voglia di rivederlo dopo una gita a Cremona)
Cosa mi sta ossessionando: il video e le parole di “Altrove” di Morgan, che tornano ciclicamente a riempirmi gli occhi
Sono giorni di ricordi e compleanni, di cose che portano indietro, con la speranza che possano portare anche un pochino avanti e non solo avviluppare. I professori non chiedevano mai se eravamo felici. E tu sei felice? Se ti va, rispondimi e raccontami quello che ti succede, se dormi che sogni fai, che cosa leggi e che cosa guardi. E anche che cosa ti ossessiona in questo periodo.
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Torno a scriverti presto, a settembre, sempre dentro un androne bellissimo.
ale